
Nel medesimo inverno gli Ateniesi, seguendo l’uso dei padri, celebrarono a spese pubbliche le esequie dei primi caduti in questa guerra, nel modo che segue. (…) Per questi primi caduti, dunque, fu invitato a parlare Pericle figlio di Santippo. E quando arrivò il momento, dal cimitero salito su un palco che era stato costruito assai alto, affinché potesse essere udito dalla maggior parte della folla, disse queste parole. 35. «La maggior parte di quanti hanno qui parlato loda chi alla tradizione ha aggiunto quest’elogio funebre, ritenendo bello che esso venga pronunciato per i caduti in guerra. A me invece sembrava sufficiente che per uomini che si sono rivelati prodi alla prova dei fatti anche le lodi funebri fossero illustrate nei fatti, e che il credere alle virtù di molti non dipendesse da un uomo solo, che può parlare bene o meno bene. (…) 36. Comincerò innanzitutto dai nostri progenitori: è giusto infatti, ed insieme opportuno, che in questa solennità sia loro accordato questo onore della memoria. Essi infatti, che abitarono questa terra senza interruzione, nel volgere delle generazioni l’hanno tramandata libera sino ad oggi col proprio valore. Costoro son degni di lode, ed ancor più i nostri padri: venuti in possesso di quella parte di dominio che possediamo, oltre a quanto avevano ereditato, ce l’hanno lasciata in eredità, non senza fatica. Ma la maggior parte del nostro impero siamo proprio noi, e principalmente quelli in età matura, ad averla accresciuta e ad aver con ogni mezzo reso la città totalmente autosufficiente in vista tanto della guerra che della pace. Continua a leggere “L’elogio di Pericle alla democrazia ateniese” →